Medicina e chirurgia estetica: per un approccio più etico, sicuro e consapevole

Il ricorso sempre più massiccio alla chirurgia estetica e l’affermarsi di fenomeni nuovi come conseguenza della pandemia ha sollevato molti interrogativi che fanno ritenere urgente un approccio etico al desiderio di molte persone di cambiare il proprio aspetto grazie al bisturi. In ogni epoca uomini e donne hanno cercato di migliorare la propria fisicità, ma mai come in questo momento storico, complice l’intensità di messaggi amplificati dai media e dai social che spingono a idealizzare la bellezza, spesso mistificata dai filtri, l’attenzione al proprio aspetto fisico e il voler corrispondere a canoni precisi sta travalicando molti confini considerati eticamente accettabili.

La maggior parte degli interventi estetici oggi viene effettuato su ragazzi sempre più giovani, tutti alla ricerca del selfie perfetto.

A causa della pandemia si è poi diffuso un fenomeno che negli Usa è stato battezzato come “zoom face”, il guardarsi attraverso la telecamera di un monitor per via dello smartworking, webinar, delle conference call ha amplificato la percezione dei nostri difetti fisici e ha determinato un’impennata di richieste di interventi su bocca, denti e décolleté che dall’inizio della pandemia ad oggi hanno avuto un incremento del 30%.

Il trend è chiaro: il massiccio uso dello smart working e delle video call ha prodotto un incremento di richieste di interventi di chirurgia plastica e trattamenti di medicina estetica, dovuto alla percezione che i pazienti hanno di sé quando si osservano nel monitor.

Se è vero che la videocamera del computer e le luci dell’ambiente domestico non mostrano al meglio i soggetti, è vero altresì che quando sono in ufficio non stanno certo tutto il giorno davanti allo specchio, e in video si vedono cambiati, stanchi e affaticati, notano asimmetrie del naso, irregolarità delle labbra, inestetismi della pelle, palpebre cadenti, rughe d’espressione e segni dell’invecchiamento.

In forte ascesa il filler viso e labbra, il botox per distendere le rughe d’espressione del terzo superiore del volto, il rimodellamento degli zigomi e del mento, la biorivitalizzazione e il rinofiller.

Procedure con alti livelli di sicurezza e comfort per il paziente, e ormai così sdoganate da indurre chi vi si sottopone a parlarne apertamente. Il ritocco non viene più negato, e tutti raccontano con soddisfazione di essersi accomodati sulla poltroncina del chirurgo.

Ma come coniugare etica ed estetica?

Il chirurgo estetico deve avere delle regole estremamente rigide perché, con l’aumento delle richieste, ci si confronta sempre di più con pazienti che richiedono ritocchi sulla scia di condizioni personali particolari e non per bisogni oggettivi. Il professionista deve anche essere capace di dire no ad alcune richieste quando sono spinte da motivazioni sbagliate e non viene compreso che non sarà l’intervento a renderli più felici.

La voglia di ritocco tocca la sfera intima e psicologica: voler ricorrere alla chirurgia estetica, nella maggioranza dei casi non è un vezzo ma nasconde significati molto più profondi.

Il desiderio di un intervento di chirurgia estetica molte volte, infatti, non è solo una questione di bellezza fine a se stessa. Ci sono aspetti che toccano profondamente la sfera intima e psicologica della persona che vanno gestiti con estrema cautela perché rappresentano la manifestazione di un malessere più profondo. Il chirurgo estetico non può tener conto solo del risultato puramente tecnico, ma deve essere un confidente, un po’ psicologo, saper valutare i desideri di chi ha di fronte e saper consigliare di volta in volta piccole correzioni che rendano la paziente più sicura di sé.

Serve un approccio etico che disciplini la professione e possa garantire la reale serenità e soddisfazione del cliente.

Quando un paziente decide di ricorrere ad un intervento di chirurgia plastica è fondamentale che tra paziente e chirurgo si stabilisca un rapporto empatico e di fiducia. Indispensabile e preliminare è il colloquio durante il quale si procede ad un’accurata raccolta di dati. È importante, una volta posta l’indicazione all’intervento, una pianificazione dello stesso: spiegare i benefici ma anche gli svantaggi, la localizzazione delle cicatrici e la loro possibile evoluzione. Ricordo sempre ai miei pazienti che noi siamo chirurghi plastici dotati di bisturi, non “maghi con bacchetta magica”.

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