Mastoplastica additiva

Mastoplastica additiva: tutto quello che bisogna sapere sulle protesi

La mastoplastica additiva resta l’intervento più eseguito al mondo. Oggi presenta un grado di sicurezza molto elevato, offre eccellenti risultati estetici e un altissimo grado di soddisfazione delle pazienti. Per una donna il seno ipotrofico (troppo piccolo) o svuotato rappresenta un difetto non solo estetico, ma che “ferisce” la propria femminilità.

La mastoplastica additiva ha quindi il compito di modificare in senso migliorativo la forma e il volume del seno.

La mastoplastica additiva oggi è ritenuta collaudata e sicura. La casistica mondiale e la pluridecennale osservazione degli effetti ha ampiamente convalidato il beneficio per la paziente che presenta le adeguate caratteristiche psicofisiche.

Dopo le iniziali polemiche ed i risultati scientificamente comprovati sulla innocuità delle protesi in silicone sulla salute delle donne, e soprattutto la non corrispondenza diretta con il rischio di tumore alla mammella, si è giunti alle attuali protesi in gel coesivo di silicone rivestito da una membrana testurizzata. In aggiunta a questo problema negli anni è stato sollevato un ulteriore dubbio sulle protesi e in particolare sul presunto legame tra l’utilizzo di quelle macrotesturizzate, le più usate oggi perché hanno una superficie rugosa che riduce il rischio di contrattura capsulare, e lo sviluppo di una particolare forma di tumore.

Alcune analisi hanno infatti segnalato che le donne portatrici di queste protesi sono più esposte a un raro tipo di linfoma che colpisce le cellule del sistema immunitario (Anaplastic Large Cell Lymphoma, ALCL).

Il presunto legame, ancora da chiarire in maniera certa, non deve però spaventare: rispetto alle protesi impiantate i casi di linfoma sono assai rari e la malattia, quando si manifesta, ha altissime probabilità di guarigione.

Dopo lo scandalo delle protesi Pip nel 2011 è nato un “registro delle protesi mammarie” a tutela della qualità e della sicurezza delle pazienti ma anche dei chirurghi seri e competenti. Il registro prevede l’obbligo di dichiarazione dell’intervento, del tipo di protesi impiantata e quindi di fatturazione, facendo emergere il sottobosco di quanti lavorano in nero ed utilizzano protesi di scarsa qualità.

Ma è facile dire protesi. Ci sono quelle dal volume audace o aggraziato, dalla forma tonda, a goccia o ergonomica, dai materiali vari ed eventuali.

La prima differenza riguarda la forma. Impiantare protesi rotonde o anatomiche è una scelta che dipende innanzitutto dal gusto estetico personale della paziente.

Una protesi rotonda è paragonabile a una mezza sfera e il punto di massima proiezione è proprio al centro di essa. Una protesi anatomica ha il punto di massima proiezione nella sezione inferiore. Essa ha una forma simile ad una goccia posta su una superficie verticale, la cui massa si concentra sulla parte bassa a causa della gravità. Le protesi rotonde danno un aumento e un volume uniforme su tutti i quadranti mammari evidenziando un effetto push up. Le protesi anatomiche donano invece un aumento di volume principalmente nei quadranti inferiori donando un aspetto del seno simile a una goccia. Le protesi anatomiche però, a differenza di quelle rotonde, hanno un rischio di complicanza aggiuntivo poiché nel caso di rotazione spontanea o traumatica devono essere revisionate richiedendo un ulteriore intervento chirurgico.

Indipendentemente dalle dimensioni e dalla forma, le protesi mammarie sono formate da un involucro di silicone che contiene gel di silicone.

Le protesi contenenti gel di silicone sono quelle fino ad oggi maggiormente usate (diversi milioni di donne ne sono portatrici) e di cui, grazie ad un’esperienza clinica più che quarantennale, sono meglio conosciuti i risultati a distanza con riferimento sia ai risultati estetici, sia alle possibili complicanze o effetti indesiderati. Le protesi dell’ultima generazione contengono un gel “coesivo”: si tratta di un gel dal comportamento reologico le cui molecole presentano una coesione superiore rispetto ad altri gel. Un gel altamente coesivo garantisce la stabilità della forma, si mantiene compatto e uniforme, si distingue per la sua straordinaria elasticità. La consistenza è simile a quella del tessuto mammario, e il risultato finale è davvero naturale. Rende inoltre un impianto molto più sicuro: in caso di deterioramento o di rottura dell’involucro, il gel rimane compatto.

Protesi al silicone per la mastoplastica additiva

Tutte le protesi mammarie hanno un guscio di gomma di silicone, la cui superficie può essere classificata come segue:

  • Protesi lisce, con superficie completamente liscia
  • Protesi microtesturizzate, con superficie scarsamente ruvida
  • Protesi in poliuretano, con superficie ricoperta da una schiuma di 
poliuretano

L’intervento consiste nell’introduzione della protesi mammaria attraverso un’incisione cutanea che può essere al solco sottomammario, periareolare o ascellare.

La protesi può essere posizionata dietro la ghiandola mammaria (posizione retroghiandolare), dietro il muscolo pettorale (posizione sottomuscolare) o parzialmente sottomuscolare (dual plane). La scelta dipende da alcuni fattori: dimensioni della protesi, anatomia del torace, dimensioni della mammella, tipo di pelle. L’intervento è eseguito in anestesia generale e solo in alcuni casi selezionati in anestesia locale con sedazione.

Programmare e pianificare una mastoplastica additiva è una cosa molto importante, ed il costo è variabile.

I fattori che incidono sul prezzo finale sono la scelta del chirurgo, la sua equipe medica, la struttura in cui viene eseguito l’intervento, la degenza prevista e il tipo di protesi che viene scelto. È bene diffidare da interventi a basso costo che non garantiscono i requisiti minimi di sicurezza ed affidabilità.

Preventivi gratuiti in un clic? No, grazie!

Il costo dell’intervento viene stabilito nel corso della prima visita durante la quale occorre visitare la paziente, valutare la presenza di asimmetrie tra un seno e l’altro, la presenza di malformazioni del torace o di scoliosi. Durante questo esame il chirurgo, come un sarto, prende delle misure e l’ampiezza delle distanze tra il complesso areola-capezzolo ed il torace al fine di scegliere la protesi più appropriata alla fisicità della paziente tenendo conto, allo stesso tempo, delle aspettative estetiche della stessa. Oggi, con la varietà di protesi in commercio in termini di altezza, larghezza e proiezione e del tipo di protesi tonde o a goccia (anatomiche) è possibile eseguire un intervento “su misura” a ciascuna paziente.

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